BeHar, letteralmente – sulla montagna – è dove Moshe si alza davanti al popolo e assegna una nuova mitzvah. La Shmita, il riposo della terra di Israele dopo il settimo anno. Per sei anni si lavora la terra e il settimo la si lascia riposare e non si lavora la terra. Fino ad oggi, in Israele è così.
Questo comandamento ci ricorda un po’ dello Shabbat. Anche riguardo lo Shabbat ci viene detto, sei giorni lavorerete e il settimo giorno vi riposerete.
Queste 2 Mitzvot, ci spiega il Rebbe, hanno una somiglianza simbolica, nonché un comune denominatore: in entrambi i casi viene specificato il “6 giorni/anni lavorerete”. E cioè, questa prima parte del comandamento, che sembrerebbe un’ introduzione alla mitzvah di Shabat e Shmita, è effettivamente una parte integra della mitzvah. Il Shabbat, sia della terra che del uomo, viene dopo un certo e necessario lavoro.
Hashem ci ha messo in questo mondo per lavorarlo. Per raffinarlo. Con tanta fatica, tanti sforzi e dedizione. Siamo i guardiani di questo mondo.
Hashem ci ha promesso, che dopo la fatica, c’è il riposo. Che il riposo viene con il duro lavoro. Che non c’è l’uno senza l’altro.
E che ogni sforzo, ogni momento di duro lavoro, è prezioso, è significativo, è parte di un ciclo universale.
Il 6 e il 7 sono ormai un modello con un dato messaggio. 6 giorni, 6 anni, 6 millenni. Il settimo è sempre dove avviene il riposo.
Hashem ci ha promesso che entro il settimo millennio dalla creazione del mondo, arriverà Moshiach, marcando ancora una volta il “settimo” momento di pace e riposo.
Penso che in questo ultimo periodo, abbiamo testimoniato a bocca aperta l’avvenimento di momenti molto difficili. Senza bisogno di menzionarle, le tragedie sono state tante, e sono state dolorose.
Ognuno di noi ha dovuto chiudere un occhio, due, chiudere la bocca, rafforzare un po’ il cuore, la mente. Insomma, abbiamo dovuto fare un particolare “lavoro” che ha richiesto tanti sforzi.
E ognuno di questi sforzi, il nostro duro lavoro è parte dell’arrivo di Moshiach. Il lavoro che porta al riposo. Riposo dell’anima e del mondo contemporaneamente.
Shabbat Shalom,
Mushki Piha Krawiec