Questa mattina sono uscita per camminare, avevo bisogno di schiarire un po’ le idee.
Metto le orecchiette e parto con la lezione di Rabbi Shais Taub sulla parasha di Chukat, per prepararmi a scrivere qualcosa su questa settimana.
Si parla della dipartita di Aaron da questo mondo. Rashi spiega che quando Aaron manca, tutto il popolo di Israele lo compiange. Non solo gli uomini, ma anche le donne. Perché? Perché Aaron portava pace tra le persone. Tra amici, vicini di casa, tra moglie e marito.
Si racconta che Aaron usasse la classica tattica della bugia bianca. Infatti, quando due litigavano, lui andava da ciascuno delle due parti, dicendo che l’altro, l’amico, aveva tanta voglia di fare pace, che gli dispiaceva e che voleva incontrarsi. Infine i due amici si recavano all’incontro con l’ego già abbassato, pensando che l’altro avesse capito di avere torto, e a quel punto fare pace era una questione molto più semplice.
La classica bugia bianca, fatta così per diplomazia, ma è questa la qualità tanto nobile di Aaron che dobbiamo imparare? Era questa la qualità che lo rappresentava? Che il popolo ha tanto compianto?
Un giorno un ebreo molto saggio telefonò al Rebbe, identificandosi come un ebreo di Maryland. Lui era un talmid chacham e psicologo ed era sempre chiamato per dare consigli alla gente. Il problema era che anche lui aveva delle domande, e non sapeva a chi porsi per trovare le risposte. Questa situazione lo deprimeva molto. Quando parlò col segretario del Rebbe, finalmente tirò fuori tutte le sue domande. Al che il Rebbe rispose: di all’ebreo di Maryland, di parlare con un certo Rav Weinreb, lui saprà rispondere alle domande. L’ebreo rispose: ma sono io Rav Weinreb! E il Rebbe disse; a volte bisogna parlare a noi stessi…
Abbiamo tante domande, e dentro di noi abbiamo anche le risposte. A volte dobbiamo trovare il coraggio di scavare un po’ più in fondo e trovare la verità, la chiarezza che già esiste dentro di noi. Per ascoltare davvero la nostra neshama che è sempre in sintonia con Hashem.
Quello che faceva Aaron infatti, non era dire una bugia. No.
Aaron sapeva scavare in fondo alle persone. Lui sapeva che il più profondo desiderio della persona era di vivere in pace e armonia. Lui vedeva la vera capacità della persona, il potenziale, vedeva in profondità.
Non è il nostro lato confuso quello che ci rappresenta, ma la nostra chiarezza, la nostra verità. È ciò che siamo. Ciò che il Rebbe vedeva in ogni ebreo. Più che l’ebreo stesso.
Come disse Rav Adin Steinsaltz. A volte pensiamo di essere una papera.. e poi arriva qualcuno di davvero speciale e ci ricorda che siamo un’aquila… E allora apriamo grande grande le ali. E finalmente, iniziamo a volare.
Shabbat Shalom,
Mushki Piha Krawiec