Indirizzo Lezione: https://www.youtube.com/watch?v=4IocpNPCjDE
Da: VirtualYeshiva
Conoscere ed Esternare i Problemi per Risolverli
Nella Torà alcune lettere, vocali e melodie rappresentano un diverso mondo spirituale, dei tre mondi creati, ossia ognuna di esse rivela un differente aspetto della Torà: alcune dimensioni vengono rivelate solo nelle melodie, alter nelle lettere o nelle vocalizzazioni.
Tra le melodie-taamìm della Torà ne troviamo una molto strana, “in tutti i sensi”, lo SHALSHÈLET, una nota insolita: va su e giù, su e giù, come se non fosse in grado di passare alla nota successiva. La forma strana, il suono unico e ancora più strano è che in tutta la Torà questa nota compare solo 4 volte.
Fu il grande commentatore rabbino Joseph Ibn Caspi (autore di 28 libri sulla filologia della Torà) del XVI secolo (nel suo commento a Bereshìt 19, 16) a capire bene il significato che essa trasmette, vale a dire uno stato psicologico di incertezza e indecisione.
La notazione grafica di SHALSHÈLET sembra una sequenza di lampi, un movimento a zig-zag, un segno che va ripetutamente avanti e indietro. Trasmette un movimento congelato – in cui il protagonista è lacerato dal conflitto interiore:
LO SHALSHÈLET È LA MUSICA DELL’AMBIVALENZA.
Come spiega Rabbi Jonathan Sacks in un saggio, la Torà non ha una parola per ambivalenza, tuttavia, ha una melodia per questo. Questa è la nota rara nota come shalshèlet. Appare tre volte a Bereshìt, ogni volta in un momento di crisi per l’individuo interessato. In ogni caso indica una delle tre mitiche crisi esistenziali. Il protagonista è chiamato a fare una scelta, da cui dipenderà tutto il suo futuro, ma scopre di non poterlo fare. È diviso tra due alternative, entrambe le quali esercitano una potente influenza su di lui. Deve risolvere il dilemma in un modo o nell’altro, ma in entrambi i casi è necessario lasciar andare tentazioni profondamente sentite o aspirazioni profondamente radicate. È un momento di grande drammaticità psicologica.
Comprendere il conflitto interiore il subconscio che ci manipola senza che ci rendiamo conto, può rivelare l’essenza nascosta della personalità e dei blocchi che ci ostacolano a crescere nella vita.
La Chassidùt spiega quanto sia importante conoscere se stessi e in particolare nel Tanya viene spiegato in lungo l’importanza di “accettare il nostro livello spirituale, i nostri attuali limiti senza illuderci di poter essere Tzaddikìm, mentre a malapena riusciamo a rimanere beinonim”. Questo concetto si lega profondamente di non lasciarsi lacerare da conflitti interiori che hanno come origine la nostra mancanza di riconoscere i nostri problemi e limiti.
Questa lezione analizza tre personalità: Lot, Eli’èzer e Yosef (ordine di apparizione) e dimostrerà la lotta cruciale di ciascuno, immortalata in sinagoghe fino ad oggi con la straordinaria melodia di shalshèlet.
Cercheremo più avanti anche di comprendere la quarta e ultima apparizione degli shalshèlet in Vayikrà 8, 23, nel mezzo di una discussione sui sacrifici.
È obbligatorio curare la nostra mente più del nostro corpo, perché siamo controllati dalla nostra mente. Quando la testa è distorta tutto va storto (scusate il gioco di parole).
LE LEZIONI DEL SHALSHELET SONO DELLE PERLE PER RAGGIUNGERE UN EQUILIBRIO DELLA PSICHE E UNA SERENITÀ INTERIORE E VINCERE LE ANSIE E I SUBCONSCI CHE RISCHIANO DI ABBATTERCI.